BERNARDO CAVALLINO

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Era destinato a questo? A odiare se stesso per sempre? O avrebbe trovato pace, un giorno? Un equilibrio, era quello che cercava. Un equilibrio

Ma Bernardo ha una strana ossessione: quando si emoziona, sente l’impulso sfrenato di accendere una candelina e fare un bel soffio per spegnerla, per spegnersi, per calmarsi, per fermare la terra che gira e ritrovare l’equilibrio. Cosa si nasconde dietro questa mania bizzarra? Perché Bernardo spegne la luce per combattere il buio? Forse non è altro che un tic. Oppure tradisce un’inquietudine che i piccioni come lui e gli uomini hanno in comune. O ancora potrebbe essere un tiro sornione e un po’ malvagio del destino, che nelle storie si chiama narratore. Può darsi che la risposta sia sempre stata proprio nel bisogno di creare storie. Perché, come mostra questo sogno lucido di Labadessa, le storie sono lo strumento più antico e potente per difendersi nella notte del senso, e scoprire che, nello spazio oscuro e profondo dell’assenza di significato, sconfiggere la paura è possibile.

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Bernardo Cavallino non è un “uomo uccello” come tanti. Nulla di straordinario, intendiamoci: nessun potere sovrannaturale, nessuna responsabilità, nemmeno un mondo da salvare. Passa le sue giornate a interrogarsi sull’universo e su se stesso, sdraiato sul letto o mentre gioca a Fifa.

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