UNA DANNATA COMMEDIA – L’AUTODIFESA DI CHICO FORTI
Quick Overview :
Enrico “Chico” Forti, dopo un processo durato ventuno giorni, il 15 giugno 2000 è stato ritenuto colpevole di omicidio di primo grado a scopo di lucro da una giuria popolare della Dade County di Miami.
La sentenza ha lasciato esterrefatti quanti avevano seguito il dibattimento processuale, increduli che una giuria avesse potuto emettere, “oltre ogni ragionevole dubbio”, un verdetto di colpevolezza sulla base di così flebili e confuse prove circostanziali.
Una condanna decisa in largo anticipo e ottenuta attraverso una serie incredibile di brogli e manomissioni. Dalla valutazione meticolosa di tutte le accuse e delle carte processuali emerge un’altra sconcertante verità.
- autore: Chiod
- editore: FABIO GALAS EDITORE
- anno: 2020
- serie completa: nuova
1 disponibili
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AVEVANO SPENTO ANCHE LA LUNA GRAPHIC NOVEL
Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte per cambiare il corso di una vita. Quando a ricordarle chi è – chi era – le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno 1941 quando la polizia sovietica irrompe in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell’università, è sulla lista nera, insieme a molti altri scrittori, professori, medici e alle loro famiglie. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all’arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regnano il buio e il freddo. Dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c’è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia in cui è rinchiuso suo padre. È l’unico modo, se ce n’è uno, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi. Lina non si dà per vinta, giurando che, se riuscirà a sopravvivere, onorerà per mezzo dell’arte e della scrittura la sua famiglia e le migliaia di famiglie sepolte in Siberia.
VALZER CON BASHIR
Beirut, 14 settembre 1982: il comandante capo delle Forze Libanesi Gemayel Bashir perde la vita in un attentato a opera di gruppi terroristi palestinesi. Due giorni dopo, i campi profughi di Sabra e Chatila vengono presi d’assalto dai più fanatici seguaci di Bashir, i falangisti cristiani, che vendicano la morte del proprio idolo trucidando centinaia di inermi palestinesi, tra cui donne, vecchi, bambini.
Ari Folman è un giovanissimo soldato dell’esercito israeliano, e il suo posto è tra i cerchi concentrici di militari che circondano il luogo della carneficina. Forse i razzi che hanno illuminato a giorno la ferocia dei falangisti sono partiti anche dalla sua postazione, ma lui non sa dirlo: vent’anni dopo nella sua testa non è rimasto un solo ricordo, né della notte del massacro, né dei combattimenti che l’hanno preceduta. Sarà l’incubo ricorrente di un amico a spingerlo verso i racconti e le testimonianze dei protagonisti dell’epoca, nel doloroso tentativo di riportare in vita la memoria di quei giorni terribili.
Valzer con Bashir è il resoconto profondo e sofferto – ma non per questo meno lucido – di uno dei momenti più atroci della nostra storia, il risultato di un approccio delicato, originale, alle assurdità della guerra.
PATRICK ZAKI – UNA STORIA EGIZIANA
Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki, studente egiziano iscritto a un master in Studi di genere all’Università di Bologna e collaboratore di EIPR, l’Egyptian Initiative for Personal Rights, viene fermato all’aeroporto del Cairo, mentre sta tornando a casa. Cinque sono i capi d’accusa: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di notizie false, propaganda per il terrorismo. Le prove sono dieci post su Facebook, ritenuti non autentici dai suoi avvocati, che inciterebbero alla rivolta. Patrick è rimasto in detenzione preventiva per 22 mesi. Nel settembre del 2021 è stato rinviato a giudizio con l’accusa di diffusione di notizie false e per aver seminato il terrore fra la popolazione con un articolo sulla situazione della minoranza cristiana in Egitto.
A dicembre il giudice ha deciso la sua scarcerazione ma non lo ha assolto.
La storia di Patrick Zaki ha generato una mobilitazione internazionale da parte di intellettuali, politici, giornalisti e associazioni umanitarie. Il suo non è un caso isolato: la dittatura egiziana di Abdel Fattah el-Sisi conta almeno 60.000 detenuti politici e utilizza le accuse di terrorismo contro gli attivisti e i dissidenti. Laura Cappon, da anni attenta cronista delle vicende egiziane, ha trovato in Gianluca Costantini il disegnatore dell’immagine più diffusa di Patrick Zaki e il coautore perfetto per un’opera di graphic journalism realizzata in tempo reale, ricca di interviste e approfondimenti, destinata a fare discutere e riflettere.
La giornalista che fin dall’inizio ha seguito il caso di Patrick Zaki e il disegnatore che ne ha realizzato l’immagine più iconica scelgono il fumetto per ricostruire una vicenda drammatica, eppure piena di speranza, che ha destato attenzione a livello internazionale e mobilitato le coscienze contro la violazione dei diritti umani.
UN SACCHETTO DI BIGLIE
Parigi, 1941. Nella loro cameretta di rue de Clignancourt, due fratelli ascoltano rapiti una storia della buonanotte raccontata dal loro papà. E una storia fatta di avventure lontane, di assalti e combattimenti, di pittoresche fughe a cavallo per l’Europa: uno dei tanti episodi della vita epica di Jacob Joffo – il nonno che i piccoli Maurice è Jo non hanno mai conosciuto – e della lotta per la sopravvivenza del suo popolo contro i terribili pogrom perpetrati in Russia dalle truppe zariste agli albori del XX secolo. Non sanno ancora, i due bambini, che ben presto quella che considerano una semplice favola tornerà a replicarsi e ad assumere i contorni di un vero incubo: nella Francia da poco occupata dalle truppe tedesche – un Paese in cui su ogni municipio campeggia la scritta Liberté, Egalité, Fraternité, ma costretto a piegarsi alle leggi razziali naziste – il tempo dei giochi e della spensieratezza sta irrimediabilmente per finire. Per Jo e Maurice arriverà ben presto il momento di dire addio all’infanzia e di scappare verso la “Francia libera” in un’avventura che sembra tratta da un film, e invece è una storia vera, commovente e drammatica. Un arduo percorso iniziatico, in grado di segnare un uomo per tutta la vita, trasformato in quello che è oggi un classico della letteratura per ragazzi tradotto in tutto il mondo.
WHEELING
In questo lavoro, Pratt mette a frutto la sua grande preparazione storica sulle vicende della guerra di indipendenza americana, creando un affresco di grande pathos emotivo, trasportando nel racconto molti personaggi realmente esistiti (come John Gibson, Lewis Wetzel, Simon Girty) a far da amalgama a quelli di fantasia. Siamo nel 1774, a Wheeling, città alla confluenza del Wheeling Creek con il fiume Ohio nel periodo immediatamente precedente la rivoluzione americana, durante la guerra franco-indiana.
I personaggi sono Criss Kenton, virginiano diciassettenne, Patrick Fitzgerald, aristocratico inglese della stessa età, Mohena, giovane ragazza bianca allevata dagli indiani dopo averle massacrato l’intera famiglia, il pellerossa Tiny, che dimostra una saggezza inusitata per la sua giovanissima età. Accanto a questi protagonisti immaginari, indispensabili all’economia del racconto, si muovono personalità storiche quali la tormentata figura di Lew Wetzel, l’uccisore di indiani dal viso butterato dal vaiolo, il rinnegato bianco Simon Girty (a cui Pratt ha fornito la propria immagine), il rude ma onesto Ebenezer Zane, fondatore di Wheeling, Daniel Boone, tra i più audaci pionieri dell’epoca, lord Dunmore, governatore della Virginia, madame Montour, interprete e agente dell’Indian Department.
PYONGYANG
Componente della triade tristemente nota come “Asse del male”, la Corea del Nord rimane uno dei Paesi più misteriosi e imperscrutabili del mondo, una nazione-fortezza a cui nei primi mesi del 2001 Guy Delisle ottiene l’accesso (caso più unico che raro per un occidentale) grazie a un permesso di lavoro che gli concede la permanenza nella capitale per due mesi. A capo di una squadra di lavoro che si occupa della produzione di cartone animato francese, il fumettista osserva ciò che può della cultura e della vita dei pochi nordcoreani che gli viene concesso di conoscere nonostante tutte le restrizioni; dai suoi appunti di viaggio nasce il “Pyongyang”, uno sguardo chiaro e personale su un Paese enigmatico, chiuso a doppia mandata dall’interno, che vive costantemente all’ombra gigantesca del padre della nazione – il “Presidente Eterno” Kim ll-Sung – e della “sola e unica dinastia comunista di tutti i tempi”. Prefazione di Antonio Ferrari.
TELEMARK – SABOTAGGIO ALL’ATOMICA
Pochi uomini nel 1942 in Norvegia impedirono a Hitler il lancio della bomba atomica, con un’impresa spettacolare e apparentemente impossibile, che ha cambiato la storia.
Il racconto di un fatto realmente accaduto (su cui nel 1965 è uscito il film Gli eroi di Telemark), è l’occasione per narrare a fumetti ai ragazzi e alle ragazze la corsa alla bomba atomica, con i suoi grandi scienziati protagonisti (come Fermi e Oppenheimer) ma anche con i dubbi etici, il ruolo della scienza e l’ansia di potere.
KOBANE CALLING OGGI
Quattro anni dopo la prima edizione, Kobane calling di Zerocalcare torna in un’edizione aggiornata, che comprende una nuova copertina, risguardi geografici aggiornati, una nuova introduzione dell’autore e la storia su Lorenzo “Orso” Orsetti pubblicata originariamente su Internazionale nel luglio del 2019. Perché attualizzare la situazione dei curdi siriani e della loro terra contesa, il Rojava, è oggi più importante che mai.
’45
Un altro inverno, e gli Alleati ancora non sono arrivati. Sui monti del nord dell’Italia le bande partigiane si vanno ingrossando dei giovani che rifiutano di arruolarsi nelle fila della Repubblica di Salò e fuggono dalle deportazioni in Germania. Le azioni partigiane si fanno sempre più audaci, contro i repubblichini, contro i tedeschi. Più numerosi anche i rastrellamenti, più feroci le rappresaglie. Poi, finalmente, l’ordine dell’insurrezione. Tutti a valle, per unirsi ai nuclei cittadini, agli operai in rivolta. Per riscattarsi dal fascismo, per liberarsi dai tedeschi prim’ancora dell’arrivo degli Alleati. E intrecciata alla grande storia, quella minuta di Maria. Delle sue apprensioni per il marito partigiano e per il figlio alpino in Russia; della sua paura per i soldati della Wehrmacht che le piombano in casa; della sua gioia per la Liberazione e per il ritorno del figlio; della pietà per quel soldato tedesco ora vinto e prigioniero.
FERMATE L’AMERICA!
Irriverenti come i Simpson e i Griffin, i personaggi di “Fermate l’America!” ci offrono un vademecum cinico e spassoso su sesso, politica, ambiente e molto di più per mostrarci la vera natura del popolo americano.
Tre personaggi principali popolano le pagine di “Fermate l’America!”: Mr Perkins, Little Gus e Drooly Julie.
A Mr. Perkins è affidata l’interpretazione di vari ruoli, dal Presidente a viscidi dirigenti d’azienda.
Little Gus è un giovanotto contemplativo che gironzola con un vago senso di disagio. Sbatacchiato qua e là dai venti della buona o della cattiva sorte, sopporta stoicamente le insensatezze del mondo moderno.
Drooly Julie è il compendio di tutte le donne sessualmente frustrate al mondo: un condensato di depravazione. Ciò che ama di più in assoluto è passare un pomeriggio di sole al parco adescando bocconcini virili. È attratta in particolare dai metallari fasciati di pelle con barba di due o tre giorni.
SOLDATI DI SALAMINA
Sul finire della Guerra civile spagnola, vicino al confine con la Francia, le truppe repubblicane in ritirata decisero di fucilare un gruppo di prigionieri franchisti. Nella confusione, uno di loro riuscì a scappare. Venne raggiunto nella boscaglia da un giovane miliziano che lo riconobbe ma lo lasciò fuggire, di fatto graziandolo. Il prigioniero era Rafael Sánchez Mazas, fondatore e ideologo della Falange. Sessant’anni dopo un giornalista viene per caso a conoscenza di questa storia, ne rimane affascinato e decide di capire com’è andata veramente: è l’inizio di un’avventura fatta di ricerca delle fonti, interviste a testimoni, momenti di sconforto, di speranza, di commozione.